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Teatri e anfiteatri

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NUF®
view post Posted on 30/10/2007, 10:01




Anfiteatro


Il Colosseo di Roma, Italia.
L'anfiteatro è un edificio pubblico dell'antichità classica (associato particolarmente all'antica Roma) usato per i giochi gladiatori (chiamati anche munera) e per le venationes.
A prescindere dalla funzione, la differenza esteriore tra un anfiteatro e un teatro romano è che l'anfiteatro è di forma ellittica mentre il teatro è semicircolare e dotato di una scena sul lato piatto. Un anfiteatro è diverso anche dal circo romano che era usato per corse con i cavalli aggiogati a dei carri, e che ha una forma molto più allungata (di solito supera i 400m). Tuttavia i circhi erano piuttosto rari, mentre teatri e anfiteatri (assieme alle terme) rappresentano un reperto tipico di ogni città romana grande o piccola.
L'anfiteatro più famoso al mondo è il Colosseo, che più correttamente è detto anfiteatro Flavio, costruito dalla dinastia dei Flavi. In particolare fu iniziato dall'imperatore Vespasiano e fu terminato (e sontuosamente inaugurato) dal figlio Tito. Il Colosseo resta anche quello con le dimensioni maggiori (diametri esterni: 188 x 156m, arena: 86 x 54 m), anche perché quando fu costruita la città che doveva rivaleggiare con Roma (Costantinopoli) i giochi gladiatorii erano ormai malvisti e in declino.
Il secondo è l'anfiteatro di Capua (I-II secolo, 170 x 140 m). Il terzo è quello di Milano (I secolo, 155 x 125). Fino a qualche tempo fa l'arena pareva eccessiva (90 x 60 m), ma solo di recente si è scoperta la presenza di un anello interno che la porta a dimensioni più ragionevoli (71 x 40,5 m).
Vi è poi l'anfiteatro di Verona (generalmente chiamato impropriamente Arena) con diametri esterni 152 e 123 m e arena di 75,68 x 44,43 m. A seguire l'Anfiteatro Flavio di Pozzuoli (147 x 117), El Jem (tardo e mai ultimato ma in buono stato di conservazione) 148 x 122 m, Arles 136 m x 107, Nimes 133 x 101, Tarragona 109,50 per 86,50 m (l'arena era di 62,50 m per 38,50).
TEATRO+
Il teatro è un insieme variegato di differenti discipline, che si uniscono e concretizzano nella esecuzione di un evento spettacolare dal vivo.
Proveniente dal greco θέατρον (théatron), che significa spettacolo, θέα, (théa), comprende le arti tramite cui viene rappresentata, sotto forma di testo recitato o drammatizzazione scenica, una storia (un dramma, nel senso etimologico del termine). Una rappresentazione teatrale si svolge davanti ad un pubblico utilizzando una combinazione variabile di parola, gestualità, musica, danza, vocalità, suono e, potenzialmente, ogni altro elemento proveniente dalle altre arti performative.
Oltre al teatro di prosa in cui la parola (scritta o improvvisata) è l'elemento più importante, il teatro può avere forme diverse, come l'opera lirica, il teatro-danza, il kabuki, la danza katakali, l'opera cinese, il teatro dei burattini, la pantomima.
La particolare arte del rappresentare una storia tramite un testo o azioni sceniche è la recitazione, o arte drammatica. In molte lingue come il francese (jouer), l'inglese (to play), il russo (играть - pron. igra't), il tedesco (spielen) e nelle lingue nordiche il verbo "recitare" coincide col verbo "giocare". Il termine italiano, invece, pone l'accento sulla finzione, sulla ripetizione del gesto o della parola ("citare due volte").
Come qualsiasi altra forma artistica e culturale anche il teatro si è evoluto dalle origini ad oggi, nelle diverse epoche e luoghi. La storia del teatro occidentale pone come origine di questa disciplina la rappresentazione teatrale nella cultura dell'antica Grecia: i precedenti esempi teatrali (Egitto, Etruria...) ci aiutano a comprendere la nascita di questo genere, ma non vi sono sufficienti fonti per delinearne le caratteristiche.
Colosseo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Coordinate: 41°53′24.61″N 12°29′32.17″E


Il Colosseo visto dalla via dei Fori Imperiali
Colosseo di notte


Colosseo nell'aprile 2007


Colosseo di notte



Vista dai Fori imperiali




Vista dai Fori imperiali
Il Colosseo, originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio o semplicemente come Amphitheatrum, è il più famoso anfiteatro romano, ed è situato nel centro della città di Roma. In grado di contenere fino a 50.000 spettatori, era il più grande e importante anfiteatro dell'epoca imperiale. Veniva usato per gli spettacoli gladiatòri e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica).
Edificato in un'area al limite orientale del Foro Romano, la sua costruzione fu iniziata fra il 70 e il 72 sotto l'imperatore Vespasiano, e conclusa nell'80 sotto Tito, con ulteriori modifiche apportate durante il regno di Domiziano. Non più in uso dopo il VI secolo, l'enorme struttura venne variamente riutilizzata nei secoli, anche come cava di materiale. Oggi è un simbolo della città e una delle sue maggiori attrazioni turistiche, essendo uno degli esempi meglio conservati dell'architettura romana.
L'edificio forma un'ellisse di 527 m di circonferenza, con assi che misurano 188 m per 156 m. L'arena all'interno misura 86 m per 54 m, con una superficie di 3.357 m². L'altezza attuale raggiunge i 48,5 m, ma originariamente arrivava ai 52 m.
Il Colosseo, come tutto il centro storico di Roma, è stato inserito nella lista dei patrimoni dell'umanità dall'UNESCO nel 1980. Nel 2007 il complesso è stato inserito fra le "Sette meraviglie del mondo moderno".
Costruzione
La sua costruzione iniziò nel 72 sotto l'imperatore Vespasiano, della dinastia dei Flavi. I lavori vennero probabilmente finanziati, come altre opere pubbliche del periodo, con il bottino della conquista di Gerusalemme, avvenuta nel 70.
L'edificio venne inaugurato dal figlio e successore di Vespasiano, Tito, nell'80. Poco dopo, il secondo figlio di Vespasiano, l'imperatore Domiziano, operò importanti modifiche e realizzò i sotterranei dell'arena: dopo il completamento dei lavori non fu più possibile tenere nell'anfiteatro delle "naumachie" (rappresentazioni di battaglie navali), che invece le fonti riportano per l'epoca precedente.
L'edificazione avvenne nell'area occupata dai giardini della Domus Aurea di Nerone, costruita dopo il grande incendio di Roma del 64. L'operazione servì alla restituzione ad uso pubblico degli spazi cittadini privatizzati da Nerone. Nel punto in cui sorse l'edificio si trovava un laghetto (lo stagnum citato dal poeta Marziale).
Contemporaneamente all'anfiteatro vennero costruiti alcuni edifici di servizio per i giochi: i ludi (caserme e luoghi di allenamento per i gladiatori, di cui conosciamo il Magnus, il Gallicus, il Matutinus e il Dacicus), la caserma del distaccamento dei marinai della flotta di Miseno adibiti alla manovra del velarium (Castra Misenatium), il Summum Choragium e gli Armamentaria (depositi delle armi e delle attrezzature), il Sanatorium (luogo di cura per le ferite dei combattimenti) e lo Spoliarum o spogliatoio.
[modifica] Origini dell'attuale nome
Nelle vicinanze era presente una statua colossale di Nerone, dal quale la leggenda vuole che derivi il nome Colosseo.
Dopo l'uccisione di questo imperatore la statua venne rimodellata per raffigurare Sol Invictus, il dio Sole, aggiungendo l'appropriata corona solare. Il Colosso venne quindi spostato dalla sua originale collocazione per far posto al tempio di Venere e Roma sotto Adriano.
Il sito del basamento della statua colossale dopo lo spostamento è attualmente segnato da un moderno basamento in tufo.
Descrizione dell'edificio
Particolare della facciata esterna
] Facciata esterna
La facciata esterna si articola in quattro ordini: i tre inferiori con 80 arcate su pilastri, ai quali si addossano semicolonne su piedistalli, mentre il quarto è costituito da una parete piena, scompartita da lesene in corrispondenza dei pilastri delle arcate. Nei tratti di parete tra le lesene si aprono 40 piccole finestre quadrangolari, una ogni due riquadri, e immediatamente sopra il livello delle finestre vi sono collocate tre mensole sporgenti per ogni riquadro, nelle quali erano alloggiati i pali di legno che venivano utilizzati per aprire e chiudere il velarium, il telo di copertura che riparava gli spettatori, manovrato da un distaccamento di marinai della flotta di Miseno.
Le semicolonne e le lesene dei quattro ordini hanno a partire dal basso capitelli tuscanici, ionici, corinzi e corinzi a foglie lisce. I primi tre ordini ripetono la medesima successione visibile sulla facciata esterna del teatro di Marcello.
Il Colosseo era circondato da un'area di rispetto pavimentata in travertino e delimitata da cippi (alcuni ancora al loro posto sul lato verso il Celio).
[modifica] Cavea e accessi per il pubblico


Sezione del Colosseo


Pianta dell'anfiteatro


Interno
All'interno la càvea con i gradini per i posti degli spettatori era suddivisa in cinque settori orizzontali (maeniana), riservati a categorie diverse di pubblico, il cui grado decresceva con l'aumentare dell'altezza: il settore inferiore, riservato ai senatori e alle loro famiglie, aveva gradini ampi e bassi che ospitavano seggi di legno (subsellia); seguivano il maenianum primum, con otto gradini di marmo, il maenianum secundum, suddiviso in imum (inferiore) e summum (superiore), ancora con gradini in marmo, e infine il maenianum summum, con circa undici gradini lignei all'interno del portico che coronava la cavea (porticus in summa cavea): i resti architettonici di quest'ultimo appartengono ai rifacimenti di epoca severiana o di Gordiano III.
Un settore di posti nella parte più alta, considerato il peggiore, era riservato alle donne, alle quali, da Augusto in poi, fu sempre vietato di mescolarsi ad altri spettatori.
I diversi settori erano separati da alti podi (precinctio), nei quali si aprivano le porte di accesso (vomitoria), protetti da transenne in marmo (risalenti ai restauri del II secolo).
Sui gradini sono spesso incise le indicazioni dei posti e sulla balaustra del podio venivano iscritti i nomi dei senatori a cui i posti inferiori erano riservati.
Gli spettatori raggiungevano il loro posto entrando dalle arcate loro riservate. Ciascuna delle 74 arcate per il pubblico era contraddistinta da un numerale, inciso sulla chiave di volta, per consentire agli spettatori di raggiungere rapidamente il proprio posto.
Le due arcate in corrispondenza degli assi minori, precedute esternamente da un avancorpo, erano riservate agli alti personaggi ospitati nei due palchi oggi scomparsi. Immettono ciascuna in un ampio settore comprendente tre cunei, scompartito da pilastri. Il percorso aveva le pareti rivestite in marmo e presentava una decorazione a stucco sulla volta, ancora quella originale di epoca flavia. Il palco meridionale, che ospitava l'imperatore, aveva anche un altro accesso più diretto, attraverso un criptoportico che dava direttamente all'esterno.
Dodici arcate erano riservate ai Senatori e immettevano in corridoi che raggiungevano l'anello più interno: da qui con una breve scala si raggiungeva ill settore inferiore della cavea. Anche questi passaggi erano rivestiti di marmo.
Le altre arcate davano accesso alle numerose scale a una o due rampe che portavano ai settori superiori. Le pareti erano qui rivestite di intonaco, anche sulle volte.
[modifica] Arena e ambienti di servizio sottostanti
L'arena presentava una pavimentazione parte in muratura e parte in legno, e veniva ricoperta da sabbia, costantemente pulita, per assorbire il sangue delle uccisioni.
Sotto l'arena erano stati realizzati ambienti di servizio, articolati in un ampio passaggio centrale lungo l'asse maggiore e in dodici corridoi curvilinei, disposti simmetricamente sui due lati. Qui si trovavano i montacarichi che permettevano di far salire nell'arena i macchinari o gli animali impiegati nei giochi e che, in numero di 80, si distribuivano su quattro dei corridoi: i resti attualmente conservati si riferiscono ad un rifacimento di III o IV secolo.
Le strutture di servizio erano fornite di ingressi separati:
• gallerie sotterranee all'estremità dell'asse principale davano accesso al passaggio centrale sotto l'arena, ed erano utilizzate per l'ingresso di animali e macchinari;
• le due arcate sull'asse maggiore davano direttamente nell'arena ed erano destinate all'ingresso dei protagonisti dei giochi, gladiatori ed animali troppo pesanti per essere sollevati dai sotterranei;
• l'arena era accessibile per gli inservienti anche da passaggi aperti nella galleria di servizio che le correva intorno sotto il podio del settore inferiore della cavea. Alla raggiungere i propri posti.
Struttura


Visuale del Colosseo dall'Arco di Costantino


Panoramica del Colosseo vista dall'Altare della Patria
L'edificio poggia su una piattaforma in travertino sopraelevata rispetto all'area circostante. Le fondazioni sono costituite da una grande platea in cementizio di circa 13 m di spessore, foderata all'esterno da un muro in laterizio.
La struttura portante è costituita da pilastri in blocchi di travertino, collegati da perni: dopo l'abbandono dell'edificio si cercarono questi elementi metallici per fonderli e riutilizzarli, scavando i blocchi in corrispondenza dei giunti: a questa attività si devono i numerosi fori ben visibili sulla facciata esterna. I pilastri erano collegati da setti murari in blocchi di tufo nell'ordine inferiore e in laterizio superiormente.
Un complesso sistema di adduzione e smaltimento idrico consentiva la manutenzione dell'edificio e alimentava le fontane poste nella cavea per gli spettatori.
[modifica] Giochi


Visuale del Colosseo dal Colle Oppio
Il Colosseo ospitava i giochi dell'anfiteatro, che comprendevano: lotte tra animali (venationes), l'uccisione di condannati da parte di animali feroci o altri tipi di esecuzioni (noxii), e i combattimenti tra gladiatori (munera).
Per l'inaugurazione dell'edificio, l'imperatore Tito diede dei giochi che durarono tre mesi, durante i quali morirono circa 2.000 gladiatori e circa 9.000 animali. Per celebrare il trionfo di Traiano sui Daci vi combatterono 10.000 gladiatori.
Gli ultimi combattimenti gladiatori sono testimoniati nel 437, ma l'anfiteatro fu ancora utilizzato per le venationes (uccisione di animali) fino al regno di Teodorico il Grande: le ultime vennero organizzate nel 519, in occasione del consolato di Eutarico (genero di Teodorico), e nel 523, per il consolato di Anicio Massimo.
[modifica] Storia dell'edificio


Disegno del Colosseo


Foto del Colosseo del 1858: è ancora visibile la Meta Sudans


Iscrizione di papa Pio IX del 1852 che ricorda restauri eseguiti sul lato verso l'Esquilino.
Un primo intervento di restauro si ebbe sotto Antonino Pio. Un incendio nel 217 fece crollare le strutture superiori e, dopo i lavori di restauro di Eliogabalo e Alessandro Severo, l'edificio venne riaperto nel 222, non completato. I restauri furono completati sotto Gordiano III. Altri danni per opera di incendi si ebbero nel 250 o 252 e nel 320.
Dopo il Sacco di Roma ad opera dei Visigoti di Alarico I del 410, sul podio che circondava l'arena venne incisa un'iscrizione in onore dell'imperatore Onorio, forse in seguito a restauri. L'iscrizione venne successivamente cancellata e riscritta per ricordare grandi lavori di restauro dopo un terremoto nel 442, ad opera dei prefetti urbani Flavio Sinesio Gennadio Paolo e Rufio Cecina Felice Lampadio. Altri restauri si ebbero ancora nel 470 (il console Flavio Messio Febo Severo). I restauri continuarono anche dopo la caduta dell'impero: dopo un terremoto nel 484 o nel 508 il prefetto urbano Decio Mario Venanzio Basilio effettuò i restauri a proprie spese.
Dopo l'abbandono fu adibito nel VI secolo ad area di sepoltura e poco dopo venne utilizzato per scopi abitativi. Nel XIII secolo fu occupato da un palazzo dei Frangipane. successivamente demolito, ma continuò ad essere occupato da abitazioni. I blocchi di travertino furono sistematicamente asportati nel XV e XVI secolo per essere riutilizzati in nuove costruzioni, e blocchi caduti a terra furono ancora utilizzati nel 1634 per la costruzione di palazzo Barberini e nel 1703 per il porto di Ripetta. Una famosa descrizione di questo "saccheggio" sta nel detto Quod non fecerunt Barbari, fecerunt Barberini ("Ciò che non fecero i barbari, fecero i Barberini").
Nel corso del giubileo del 1675 assunse il carattere di luogo sacro in memoria dei molti martiri cristiani qui condannati al supplizio e nel 1744 papa Benedetto XIV vi fece costruire le 15 edicole della via crucis.
In seguito ai dissesti strutturali si ebbero i primi restauri: speroni a sostegno delle estremità rimaste in piedi della facciata furono costruiti nel 1807 ad opera di Raffaele Stern e nel 1826 da Giuseppe Valadier, che ricompose nella nuova opera parte delle strutture già crollate. Altri restauri nell'interno si ebbero tra il 1831 e il 1846. Contemporaneamente si iniziò a liberare il monumento dall'interro con gli scavi diretti da Carlo Fea nel 1811 e 1812 e con quelli di Pietro Rosa (1874-1875). Nel 1938 e 1939 furono completamente scavate le strutture sotterranee dell'arena, in parte alterate dalle ricostruzioni.
Teatro di tradizione A. Rendano
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Teatro A. Rendano

Tipologia Sala a ferro di cavallo con tre ordini di palchi ed una galleria
[[Immagine:{{{Immagine}}}|200px|Immagine del Teatro A. Rendano
]]
Fossa Presente
Capienza 802 posti
Periodo 1909
Progettista Architetto Zumpano
Indirizzo Piazza XV Marzo, Cosenza


Il teatro comunale di Cosenza è dedicato al pianista Alfonso Rendano.
Costruito dal Comune, su progetto dell'architetto Zumpano, nel 1887, fu completato nel 1909 ed inaugurato il 20 novembre dello stesso anno con la rappresentazione dell'Aida di Verdi.
Di stile neoclassico ottocentesco, con tre ordini di palchi, spiccavano belle decorazioni pittoriche e in stucco, in particolare sul soffitto, realizzato dal pittore cosentino Enrico Salfi. Nel 1943, una bomba destinata al vicino castello svevo, colpì in pieno il teatro distruggendone il soffitto e danneggiando gravemente tutte le suppellettili.
I lavori di ricostruzione iniziarono nel 1953 e nel 1966 venne nuovamente inaugurato con una rappresentazione dell'Aida, come per la prima inaugurazione. Nel 1976 venne riconosciuto Teatro di Tradizione per l'intensa attività sostenuta dal teatro.
Tra le parti originali ricordiamo Il sipario storico, dipinto dal napoletano Paolo Vetri nel 1901, e che si conserva ancora oggi, che illustra l'arrivo a Cosenza, nel 1433, del duca di Calabria Luigi III d'Angiò e di sua moglie Margherita di Savoia.
Nel 2002-2003 venne nuovamente restaurato e oggi può vantare un'eccezionale varietà artistica.




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†king of kings 93†
view post Posted on 30/10/2007, 14:29




scusatemi per qst topic ma la mia prof mi ha obbligato a farlo appena lo imparo lo cancello
 
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idiolodix
view post Posted on 23/1/2010, 09:28




This forum is alive? If yes, please remove this topic and my account.
 
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2 replies since 30/10/2007, 10:01   16041 views
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